Friday, December 10, 2010
MALA TEMPORA CURRUNT ...
Wednesday, October 13, 2010
MONTANARI
Chi l'avrebbe mai detto?
A dire il vero un po' di ragione l'hanno pure dal momento che, in due occasioni, ho trattato un argomento del quale non so assolutamente nulla: l'alpinismo.
Ebbene si! Non capisco assolutamente niente di imbracature, cunei, corde, camme, rampini, moschettoni e via dicendo.
Non so cosa significhi "bouldering" nè che vuol dire "indoor" e tantomeno perchè una arrampicata si chiami "sportiva" mentre un'altra "tradizionale".
Non ho mai visto il massiccio del Monte Bianco nè le Dolomiti e l'unica mia esperienza alpina si riduce in una passeggiata su di un cratere dell'Etna dove sono giunto a bordo di una Jeep.
Non lo so, non mi sono mai preoccupato di saperlo nè, nonostante tutto, mi interessa.
La mia conoscenza della materia ha inizio e fine negli annunci della stampa nazionale che scandiscono, come un rubinetto rotto, le perdite in vite umane degli aficionados della montagna, ultimo dei quali, a sentire loro, un grande dell'arrampicata libera: Kurt Albert.
Riconosco le mie colpe. Ho dato dell' "idiota" a quest'ultima vittima ma, non voleva essere una offesa alla persona ma al suo modo di intendere, di concepire, quello sport.
Porgo, quindi, le mie più sentite scuse a chiunque si sia sentito offeso dai miei scritti ad iniziare dall'Ironman della Valfurva che oltre ai gadget degli sponsor ha anche un nome - Marco Confortola - a Kurt Albert il cui ricordo è ancora vivo tra gli abitanti della montagna e a tutti, insomma.
Wednesday, September 29, 2010
L'IDIOTA
Già precedentemente mi è capitato di scrivere sul conto dei nostri eroi moderni .
E non parlo di generali comandanti di truppe volte a difendere i suoli patri o della comunissima gente che giorno dopo giorno è costretta a vivere con due soldi che, sempre ed in qualsiasi caso, debbono quadrare un bilancio per il quale ne necessitano più di quattro.
No. Gli eroi moderni sono chi riesce a vivere dentro una casa circondata da microfoni e telecamere o su di un'isola caraibica a fingere di essere i nuovi Robinson oppure ancora alpinisti che affrontano le vette più alte del pianeta per poi piantare su una bandierina oppure accompagnare alla morte povera gente che rischia la vita e muore per pochi dollari e per la gioia dell'idiota di turno che poi rilascerà interviste e foto dell'impresa.
Parlerà, a tal proposito, dell'asprezza della montagna e di come l'uomo è riuscita a dominarla e cazzate del genere. Ometterà, invece, di riferire, o per pudore o per distrazione, dei contratti con sponsor. Perchè, si sa, l'uomo, come l'anima, è etico ed estetico, virtù ed interesse, cuore e pancia.
Vorrei ricordare al riguardo il nostro Marco Confortola, l'Ironman della Valfurva, l'uomo d'acciaio della Valtellina, che dopo avere accompagnato a morire tre nepalesi morti di fame il buon Dio ha ritenuto opportuno congelargli i piedi e dare ai medici l'incarico di amputarglieli sperando, in tal modo, che con quei moncherini il nostro ritenesse opportuno rimanere più a casa vicino ai suoi affetti.
Sappiamo che la mamma degli idioti è sempre incinta ma, per fortuna, ogni tanto la stessa piange per la morte di un suo stupido figlio.
Leggo che Kurt Albert è morto. Dalla stampa apprendo che questi è precipitato per 18 metri sulla via ferrata "Hoehengluecksteig". Mai sentito parlare prima nè dell'alpinista nè della via ferrata e credo di essere venuto su bene lo stesso nonostante queste mie imperdonabili lacune.
Leggo anche che è stato lui che ha coniato il termine "rotpunkt" nel 1975 per indicare una salita libera, senza aiuti artificiali di nessun tipo. Che bestialità!
Oggi l'idiota non c'è più. L'idiota è morto. E se prima ai più era sconosciuto oggi sarà assolutamente cancellato dalle memorie e credo che l'umanità saprà sopravvivere a questo lutto sempre e comunque.
NAUSEANTE
:-(
Wednesday, August 25, 2010
ATTILA FLAGELLO DI DIO
"Dai su! ti prego! si tratta di sei giorni, meno di una settimana!" è l'espressione pietosa che segue alla prima richiesta.
"Non saprei come altro fare e poi ... so che in fondo in fondo piace anche a te!"
"Avanti - dico io - spara! che ti serve?"
"Attila!" dice il mio amico. Solo tre sillabe: At-ti-la.
So di chi parla e già capisco cosa vuole.
Attila è un gatto soriano, il suo gatto. Un felino di sei chili, grigio e striato, con un chilo di unghie affilate. Dove passa lui non resistono tende, piangono fodere di divani e gridano vendetta le poltrone.
Chi lo conosce perde la fede in Dio.
Attila è un'arma di distruzione di massa.
"Ma non se ne parla proprio!" dico io "ma per carità!"
"Guarda! ti dò le chiavi di casa. Una volta al giorno ti fai vedere, gli dai una bustina di cibo, un po' d'acqua e se puoi gli cambierai la lettiera. Nient'altro. Pochi minuti al giorno ... per sei giorni!"
"Ma porcaput..." è l'imprecazione che mi si strozza in gola.
"Si? si? e dai! si?". Accenno un si con il capo e subito mi trovo in mano le chiavi dell'appartamento del mio amico.
Alle 18.00 circa raggiungo casa. Apro e Attila è già lì, appena dietro la porta. Mi si struscia sulla gamba e mi saluta con un fievolissimo "miaooo" poi si alza sulle zampe posteriori e si affila le unghie sui miei jeans e sulle carni del mio polpaccio. Lo accarezzo e lui, il maledetto, si struscia alzando la sua coda.
Come da accordi gli preparo la cena, verso un po' d'acqua nella ciotola e, approfittando della sua attenzione per il cibo, vado via da casa.
Facile. E' stato facile dopo tutto.
L'indomani, un po' più tardi, verso le 20.00, ritorno in quella casa ed Attila mi accoglie miagolando più forte come a mostrare il suo disappunto per il mio ritardo. Corre verso la cucina ed incomincia a girarmi tra le gambe come se mi volesse far premura a servigli il pranzetto.
Velocemente ingoia il contenuto della bustina che qualche secondo prima avevo versato nella ciotola e con un balzo salta sul divano straiandosi vicino a me.
Gira la testa verso il basso e capisco che ha voglia di coccole.
Gli gratto la gola ed inavvertitamente scendo delicatamente verso la pancia. La mia mano viene bloccata dalle zampe e dalle unghie anteriori mentre le posteriori con una serie di due-tre strattoni mi graffiano tutto il braccio interno. La sensazione è la stessa di aver toccato un filo elettrico scoperto. Una scossa secca ti attraversa il corpo e dall'interno di esso si eleva al cielo una imprecazione quasi simile ad una bestemmia.
Ma Attila rimane lì a testa eretta e straiato su di un fianco sul "suo" divano.
Mi avvicino alla porta di ingresso e vado via. Ne ho avuto troppo e per oggi può anche bastare.
"Ah! se sapesse! Lei non mi crederà! Ma stanotte ... Oh mio Dio! Stanotte! Non siamo riusciti a chiudere occhio!" mi dice la signora vicina di casa del mio amico sentendomi aprire la porta e venendomi incontro.
"Buongiorno signora! Cos'è successo?" chiedo.
"Il gattino, il gattino del suo amico, ha miagolato per tutta la notte! Poverino si sente solo! Faccia qualcosa! Lo faccia anche per me. Sa! Sono anziana, dormo poco la notte e per quel po' sono stata svegliata da quel miagolio .... straziante! Veramente straziante!" Mi dice la signora e con questa sua richiesta ermetica e sibillina mi fa capire di prendermi più cura del "gattino" anzi di prendermi proprio il "gattino" e portarlo via da quella casa e possibilmente non ritornare più.
"Ma certo signora!" dico io ed aggiungo "Lo porterò con me oggi stesso! Contenta?"
Attila sembra aver capito il programma e mi gira attorno strusciandosi ancor più di prima. Lo prendo in braccio e dopo aver aperto la portiera della mia auto lo adagio sul sedile. Il tempo di girare e lui si adagia per lungo sulla cappelliera.
Giunto a casa ho il tempo di fare scendere il gatto dalle mie braccia che subito, con un balzo leggero e silenzioso, salta su di un cuscino del divano. Socchiude gli occhi e incomincia a "ronfare". E' il nuovo padrone di casa in assoluto. Si muove con grazia, senza paura alcuna, con padronanza.
Passano gli ultimi tre giorni con il mio nuovo inquilino senza grossi traumi e senza eccessivi danni. Piange un cuscino squartato e soffre una tenda che avrei voluto cambiare già da tempo. Il dorso delle mie mani e le mie braccia portano i segni dell'affetto del "gattino" ma passeranno!
"Tieni! portatelo e non mi chiedere più favori simili!" dico al mio amico.
"Grazie, grazie ancora. Ma si è comportato veramente male? Scusami ancora." mi dice e dopo aver preso in braccio Attila va via.
Finalmente mi sono tolto di mezzo quel peso! Non ne potevo più! Ah.!!!.. finalmente solo! Solo! Troppo solo! Cerco con gli occhi Attila che è andato via. Lo riesco a vedere anche se non è più con me.
Riesco ancora a sentire il suo "purr... purr..." a sentire la vicinanza ed il calore del suo pelo morbido.
Non c'è più. Finalmente. Ed io sono solo, tremendamente solo ed ho
NAUSEA
:-(
Friday, August 13, 2010
GENERAZIONE AL PLASMON
Non mi piacciono i ricordi. Mi fanno stare male. I ricordi ti gridano quanto tempo della tua vita è trascorso e quanto inutilmente. Ti urlano quello che avresti potuto essere, chi eri e chi realmente sei diventato e sei. Adesso non puoi più farci niente anche se credi che potresti far qualcosa. Non è bello vivere dei ricordi e non è bello averne.
Ma da dentro un cassetto dello stesso mobile ecco che intravedo qualcosa di nuovo; una foto della quarta classe elementare da me frequentata presso l'Istituto Salesiani della mia città. 23 bambini dentro un'aula, posti su tre righe, i più alti dietro ed i più bassi seduti o in ginocchio, tutti con un grembiulino nero, con lo stesso collettino bianco e con lo stesso fiocco grigio per i maschietti e grigio chiaro per le femminucce. A dire il vero i fiocchi erano blu e rosa ma la foto è in bianco e nero e quelle tonalità di grigio della foto conferiscono più uniformità.
Che strano, riesco a ricordare i miei compagni anche se non proprio i nomi di tutti. C'era Grattacielo, uno spilungone, il primo in alto a sinistra, e davanti a lui Ciccio, un ragazzotto grasso a cui la classe aveva dato proprio quel nome. Nel mezzo sorrideva Andrea e le suo orecchie a sventola guadagnavano una gran parte della carta della foto stessa. In prima fila sorrideva Giovanni a cui la poliomielite aveva dato un forte schiaffo del quale portava le conseguenze. Maria era la più piccola di statura e vicino a lei stava seduto Pierino con un occhio perennemente socchiuso per nascondere il suo strabismo di cui si vergognava. Dentone si chiamava così per una sua specialità immaginabile mentre l'Abissino prendeva il nomignolo più per i capelli crespi che per il colore della sua pelle scura tutto il contrario del Tedesco di un pallore cadaverico e dai capelli lisci e biondi.
Per una assurda coincidenza o casualità mi è capitato qualche giorno prima vedere una analoga foto di classe del figlio di un mio amico, La foto era a colori ed i vestiti dei bambini la rendevano ancora più colorata. Non si usano più i grembiulini e men che meno i fiocchi al collo. Alcuni dicono che ricordano troppo il truce ventennio fatto di uniformi e disciplina.
Tutto quei bambini sorridevano al fotografo mettendo in mostra, quasi tutti, un bell'apparecchio ortodontico. Tutti uguali, tutti belli, con piccole e trascurabili sfumature.
E' la nuova generazione tirata su con omogeneizzati e preparati alimentari per l'infanzia.
E' la nuova generazione che scoppia di salute, ipervaccinata contro tutto e a copertura antibiotica per tutto. Penso che dove non riesce il grembiulino ed il fiocco ci pensa Plasmon a rendere uniformi i bambini ma questa è una mia opinione personale come mia rimane la
:-(
Saturday, August 07, 2010
GENTE COSI'
Il signor Grimaldi è una brava persona e mi piace scambiare qualche parola con lui.
"Come va, signor Grimaldi?" chiedo dopo averlo salutato. "Bene ma ... potrebbe andare meglio o ... forse non andrà mai meglio di così!" mi risponde storcendo un po' la bocca."La crisi, vero?" chiedo con quel po' di retorica e "No ... non è crisi. Anzi , a dire il vero, non ho mai accusato la crisi in questo settore. Ma si accomodi. Prenda quella sedia e si sieda. Qui, vicino a me! Scambiamo due chiacchiere" .
"Già! Vero!" dico e subito vengo interrotto "Oggi mi danno 10 euro per accorciare un pantalone e 20 per un piccolo lavoro su un abito di seta. Guadagno bene e non mi posso lamentare ma vuoi mettere?..."
Non è la stessa cosa. Non può essere la stessa cosa. Non potrà mai essere la stessa cosa. Tutto cambia e cambierà tranne che la
:-)
Wednesday, August 04, 2010
INTERRACIAL
Sempre attenta alle esigenze degli ospiti e, a volte, ossessivamente attenta a non far mancare un sorriso, una carezza ed un consiglio garbato e, perchè no, anche un rimprovero.
La conosco da sempre e per sempre la vorrò conoscere, le vorrò bene ed averla vicino.
"Buongiorno signora Anna. Come va?" è il mio saluto. "Ciao! Bene! Non proprio bene: benino ... quasi malaccio!" è la sua risposta che mi turba e mi preoccupa. "Che è successo? - chiedo - stai male?" "No no no! ci mancherebbe anche questa. E' che ... scusami, ma non mi va di parlarne!"
Prende da un pacchetto una sigaretta, la sta per accendere dalla parte del filtro, la rigira tra le mani ancora spenta e la ripone nel pacchetto.
"Vuoi un caffe.?" chiede con un sorriso falso come una moneta da tre euro. "Ma si! Così ci calmiamo un pochino! Che ne dici? Mi fai compagnia?" "Ma certo" dice lei e subito dopo porta a tavola una caffettiera e due tazze.
Vuole parlare, lo sento, vuole gridare e sbattere i pugni sul tavolo o in faccia a qualcuno, ha bisogno di dire quel che le rovina lo stomaco. "Che succede?" le chiedo con un tono più energico. "Marina. La mia disgrazia si chiama Marina. Non doveva farmi questo!".
Marina è la figlia venticinquenne, carina, studentessa e lavoratrice, per non pesare sulla famiglia. Una brava ragazza! Un carattere dolce e spigoloso al tempo stesso.
"Perchè disgrazia, cosa ha combinato?"
"Ha un ragazzo!" dice lei "un bravo ragazzo, nulla da dire, serio, simpatico. Ha una laurea e conosce anche tre lingue. Ma ..."
"Vabbè! Ma ti devi pure convincere che Marina ha 25 anni e doveva pur succedere!" accenno in risposta. "No, no. Non puoi capire! Lui è uno straniero, è un senegalese, o liberiano o avoriano non so meglio dire. Per me sono tutti gli stessi". "Cioè? ... Nero?" dico io.
China il capo a far intendere un si ma aggiunge anche un sospiro profondo, agitato e muove le mani come a voler aggiungere qualcosa che non vuole uscirle dagli intestini e le si blocca in petto.
"Ma dai! Su! Non sarà mica Barbablu o che so io! Credo che sarà anche un giovane simpatico conoscendo il carattere di tua figlia. Suvvia! Non è mica l'uomo nero? " e mi accorgo solo dopo averla detta di aver commesso una terribbile gaffe che, per fortuna, viene accolta con un sorriso da Anna.
"Chissà! A me questa storia non piace!" dice lei. "Ma già lo conosci?" chiedo.
"No no no, ma vorrei anche conoscerlo e parlargli. Per vedere che pasta d'uomo è. Ed inoltre ... lasciamo perdere và!"
"Lasciamo perdere cosa?" chiedo ancora.
"Mi sembra che sia anche ... anche!!!"
"Anche?" allungando la sua risposta.
"Musulmano! Non praticante, non fondamentalista ma musulmano. Ecco! E te l'ho detta tutta!" e finalmente respira profondamente come a volere saziare una fame d'aria.
"Beh! effettivamente! avere un tizio per casa che, ... per cinque volte al giorno, ... si stende per terra e ti mostra .... il culo in preghiera non è, ... come dire, proprio il massimo ma ... !!!" Non so cos'altro aggiungere ma sembra che quella mia espressione abbia allietato ancor più Anna che scoppia a ridere.
Abbiamo finito di bere la prima tazzina di caffè ma ne abbiamo bisogno di un'altra e questa volta corretta con della grappa. Molta grappa. "Allah akbar!" è il mio latrato alzando la tazzina. "Prosit!" risponde Anna sorridendo ancora.
Abbiamo la stessa sensazione, la stessa
:-(
Saturday, July 31, 2010
La figlia di un mio amico per dire di non aver capito bene un argomento, un tema o, comunque, un discorso usa una espressione colorita ma di sicuro effetto: "Non c'ho capito una cippa lippa !". La frase rende l'idea in tutto il suo insieme.
Scorro la mia pagina e: "Mario Lavezzi ha taggato una foto". Taggare, cosa significa taggare? Non mi va di approfondire. Continuo a scorrere la pagina e trovo due notifiche e mi accorgo di avere 158 amici. E chi lo avrebbe mai detto! Non ho il tempo di rispondere e scrivere qualche rigo che subito altre richieste di amicizia arrivano e domande impertinenti mi fanno credere di non essere poi tanto "antico". Solo dopo ho saputo che quelle ultime domande facevano parte di sondaggi della "piattaforma sociale" che nulla avevano di statistico o di scientifico ma erano un passatempo. Già! un passatempo non molto dissimile da una vecchia "catena di sant'Antonio" di una volta.
Non ne esco più ! Come si fa a smettere ?
NAUSEA
Friday, July 16, 2010
NAUSEA ESTIVA
Con il caldo non hai voglia di stare in casa a fondere il climatizzatore che, pare fatto apposta, quando serve c'è sempre qualcosa che non lo fa funzionare come dovrebbe per cui , soprattutto la sera, esci ed accetti qualche invito di un amico di andare fuori, in qualche locale dove hanno provveduto ad apparecchiare dei tavolini fuori.
Speri ardentemente nel fresco degli spazi esterni ma presto avrai le tue delusioni e, con esse, inizieranno le tue sofferenze.
"Un piatto di insaccati e formaggi vari accompagnati da una insalatina fresca" è il consiglio di un giovane-studente-universitario-cameriere, gentilissimo, sorridente, lucido di sudore. "Da bere una spina da 400 doppio malto. Fresca , anzi ghiacciata! Mi raccomando!" è l'esortazione del mio amico che preferisce evidentemente la temperatura esterna della bevanda e degli alimenti ma ne sconosce le calorie ed il potere "riscaldante" soprattutto della birra che subito dopo essere stata bevuta viene restituita al pianeta attraverso un copioso sudore che umetta le nostre camicie e dona una sensazione di caldo ancora più fastidioso.
Ma quella sensazione di calore, anche piacevole a dire il vero perchè è con amici che stai passando una serata, viene interrotta dall'arrivo, all'improvviso, di una limousine bianca: dodici metri di auto, una lunga scritta - Bacirubati - sulle fiancate reclamizza merce di abbigliamento dozzinale per una clientela sempre più priva di gusto. Luci blu a l.e.d., psichedeliche, illuminano il fondo di quell'auto di per sè non proprio fine ma che in compenso quelle luci rendono ancor più orribile e, finalmente, escono gli occupanti che prendono posto negli stessi tavoli dove sto io con i miei amici.
Tre bonazze, appena vestite, sorridono, garriscono alla vita mentre due palestrati cercano subito l'attenzione di un qualsiasi pubblico. Nel mezzo al detto gregge un giovane maschio italiano saluta persone che non ha mai visto in vita sua, sorride ad altri che non conosce e risponde ai sorrisi di altri sconosciuti. Mi colpisce un tatuaggio all'interno dell'avambraccio destro: un Padre Pio in scala 1:1. Questa si che è fede! Ma chi è? Boh! Ma si ! E' lui! - dice all'amica una giovinetta sicuramente poco attenta alle cose vere e serie della vita ma invece così diligente per i programmi TV - E' Fabiano: quello del Grande Fratello. Quale Grande Fratello? il sesto !!! E gli corrono incontro con i loro telefonini pronti a scattare foto ricordo.
Fabiano dopo avere rassicurato i due bovini palestrati che si erano stretti per difendere la vita e la privacy del grande uomo, le abbraccia ad una ad una, sorride ed emette suoni semplici, elementari, da primate, tipo "Aò! e mo? ferme! anvedi! " .
Accompagna i suoni semplici e poco armonici con gesti americanegroidi tipo "V" o il pollice alzato oppure l'indice il mignolo e il pollice alzati mentre l'altra mano sfiora l'inguine: il suo.
Le oche sorridono e starnazzano, i body guards cercano di contenere il pubblico - circa 5 o 6 ragazzini che, forse miopi, si erano avvicinati per vedere chi fosse la star o, molto più probabilmente, per vedere da vicino quell'auto da 12 metri.
La gente del locale, inizialmente infastidita da quella anche se non proprio tumultuosa presenza, ritorna dopo qualche minuto alle faccende che aveva tralasciato, ritorna a discutere, a sorridere, a parlare, a bere, a mangiare.
Anche le due "papere", subito dopo le foto con il divo lo rilegano nei ricordi delle loro cortecce cerebrali formate da poco più di una dozzina di neuroni e ritornano ai tavoli a parlare e a sorridere. Vicino alla lunga auto di 12 metri rimane Fabiano a ripetersi i suoi semplici suoni "Aò! e mo? ferme! anvedi! ": ma non è solo e non se ne è accorto. Ha vicino i due Body Guards che velocemente continuano a guardare a destra ed a sinistra e a contenere una folla che ormai non c'è più. Idioti !
Però! 'sta birra è proprio tosta! Approfitto della vicinanza del giovane, simpatico, studente-universitario-cameriere per chiederne un'altra e "nun me frega n'cazzo se me viene a..."
:-(
Saturday, June 19, 2010
I ... TALIANI !!!!
Lippi preferisce una squadra "da spogliatoio", improntata cioè nel gioco armonico da stabilire insieme. Preferisce un gioco di squadra che una squadra per giocare e non è un semplice gioco di parole.
:-)
Saturday, May 29, 2010
OLTRE LE POSSIBILITA'
Conversazione reale intrattenuta con un pensionato 70enne della quale riporto i passi più toccanti e di rimprovero alle ultime citazioni del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
"Mi dicono che ho vissuto oltre le mie reali possibilità ma non capisco come!
Sono andato a lavorare a 13 anni prima come ragazzo in un bar poi come edile. La scuola non è che mi piaceva molto ma, per dire la verità, neanche mi incoraggiarono molto a frequentarla.
Mi dicevano che ero un "edile alle prime armi" ma io sapevo che trasportavo un secchio in metallo o in plastica pieno di cemento da una parte all'altra. Era pesante quel secchio e troppo magro io e qualche schiaffo sul collo da parte del principale brucia ancora .
Poi, a 18 anni, ho conosciuto una ragazza, Maria. Facevamo grandi progetti bloccati quasi subito da un bambino, il mio primo figlio. Gran bel bambino: non so a chi assomigliava ma mangiava come noi.
Nel frattempo non trasportavo più quel secchio ma mettevo i mattoni uno sull'altro e con un piombo facevo in modo che non cadessero. Ed a mio figlio arrivò il fratellino.
Aumentarono le bocche e le spese e diminuì il lavoro ed il denaro.
Strano! Oggi mi accorgo di non aver mai fatto fare un viaggio a mia moglie !
Io si che ho viaggiato! Conosco il Veneto come le mie tasche. Ho costruito capannoni industriali per far lavorare persone e poi conosco anche la periferia di Monaco di Baviera, Munchen la chiamano, e la regione del Baden Wurttemberg. Stoccarda è bellissima: lì saldavo sbarre di ferro senza mai capire a cosa potessero servire.
E le notti del deserto, in Algeria, sono indimenticabili, così stellate, fredde, magiche. Peccato però! Peccato per quel puzzo incredibile di gas. Saldavo tubi e mi pagavano. Mi pagavano bene e quei soldi arrivavano a casa, a Maria che li portava in banca per pagare un mutuo: un debito oltre le mie possibilità. Dimenticavo: avevo comprato anche una casa. 70 metri. Molto comoda per tutti noi - eppoi io ero sempre in giro!- e potevo pagarla comodamente in 20 anni.
Oggi è mia!
I miei figli sono andati via: hanno una loro famiglia adesso. Oggi non voglio andare più in giro per città e neanche Maria lo vuole. Ma l'ha mai voluto? Chissà! Passiamo le nostre serate davanti alla TV. Continuiamo a vivere una vita oltre le nostre possibilità !"
Wednesday, May 26, 2010
MASS MEDIA
Sono convinto che uno spettacolo di cui intendo parlare debba far comprendere una determinata argomentazione, discutere un problema che affascina quel dato momento l'opinione pubblica e compito del moderatore, figura insostituibile e nobile, è quella di condurre il discorso al cuore del problema evitando le liti.
Grandi esempi di questi spettacoli sono il celebre David Letterman Show americano e il più noto e caciarolo Maurizio Costanzo Show ormai affidato al ricordo della televisione patria. Entrambi i conduttori sapevano e sanno gestire l'ospite, sapevano e sanno destare l'attenzione del pubblico ed intervallare alla seriosità del tema la leggerezza di una battuta rivolta al pubblico, una risata.
Ieri sera, Giovanni Floris ha condotto l'ennesima puntata di Ballarò.
Tema della puntata l'attuale crisi del mondo occidentale ed in particolare dell'Europa. I modi e metodi per affrontare la crisi e le speranze per un futuro migliore.
L'argomento è serio e capirne qualcosa è ancora più utile. Ma già dall'inizio si capisce che qualcosa non va. Perchè non deve andare.
Un odioso guitto - Crozza - apre la trasmissione con satira di circostanza facendo capire da che parte politica lo staff è schierato, quindi un economista, premio Nobel, discute della cosa in solitaria e finalmente il conduttore presenta gli ospiti: una decina, divisi per fede e credo politico su due file che si fronteggiano, ed un esperto esterno - Nando Pagnoncelli presidente dell'IPSOS, società per il rilevamento di statistiche che tante odiose possono sembrare quanto gradite infine esse sono ai più.
La trasmissione dura circa due ore, comprensive della onnipresente tediosissima pubblicità ed in tutto il periodo un Floris corre gridando avanti ed indietro al centro delle due file per tutta la distanza dello studio di circa 12-15 metri investito dalle grida degli ospiti che tra loro si lanciavano invettive ed accuse.
La domanda che mi sono sempre posto è: "Ma è proprio necessario ed opportuno invitare tanta gente così da far sembrare la trasmissione più un pollaio schizofrenico che un seminario utile per chi parla e, soprattutto, per chi ascolta"? Ho ragione ed i fatti mi confortano. Ed infatti ...
il Floris, correndo come un ossesso, cerca disperatamente di mediare gli ospiti che ormai sembrano essere concorrenti ad una bocciofila. Grida anche lui cercando di imporsi e riportare i discorsi al tema del giorno, di dare la parola ad un ospite che ha gridato di meno, è il caso dirlo, e che viene immediatamente interrotto da altri ululati da un altro ancora. "Vada a farsi fottere!" è il linguaggio usato da un notissimo esponente della sinistra italiana diretto ad un giornalista e "qui si va a puttane!" e la frase che un esponente del centro destra grida a questo punto a chi lo vuol sentire. Ballarò diventa il Bar dello sport.
Dopo qualche chilometro di marcia Giovanni Floris chiude invitando con un sorriso tirato il telespettatore a seguirlo alla prossima puntata mentre in sottofondo si sentono ancora le grida degli stessi ospiti che privi di ogni freno inibitore e dimentichi di essere i partecipanti ad un programma, di essere nelle case di molti, continuano con i loro digrignare di denti, con i loro "Io non l'ho interrotta!" oppure "Adesso tocca a me!" e "Solo due parole e non la interrompo più" manca solo che qualcuno gridasse "W Inter" o che cantasse "Ma che ce frega ma che ce 'mporta!" ed il quadretto sarebbe completo, perfetto
:-)
Saturday, May 15, 2010
PAROLE
Le parole quindi come strumento per avvicinare non per allontanare, come un muro invisibile che serve per distinguere chi le usa in un modo anzicchè un altro.
Ho avuto tra le mani un settimanale, un giornalino di quelli dei programmi TV. Niente di eccezionale.
TV MIA è il titolo (da dimenticare) della Cairo Editore (da chiudere) e Sandro Mayer il direttore (da arrestare).
Non serve a nulla. Non sono interessanti i servizi. Brutte le foto. Non serve neanche per lo scopo che si prefigge.
Insomma non vale assolutamente i 70 centesimi che costa.
All'interno un articolo, un'intervista, ha attratto la mia attenzione. "Io e mio marito abbiamo un pitone" è il titolo. Viene intervistata Francesca Inardi, una squinzietta dell'ultima ora nota non so a chi e men che meno per cosa.
Il servizio (sigh!) è di Mattia Pagnini che avrà fortuna probabilmente come fisico nucleare ma non avrà mai, a mio parere, un premio al giornalismo.
La giovinetta, nella breve intervista di due pagine, spiega allo stupito Pagnini di aver voluto sempre un serpente e finalmente, dopo aver convinto anche il marito, ha il suo rettile che gira per casa. "De gustibus non disputandum est" diceva Cesare o chi per lui.
L'intervista (arisigh!) si sarebbe potuta concludere in questo modo ma l'attento Pagnini vuole strafare ed ecco la domanda che fa tremare i polsi:"Com'è avere un pitone per casa?"
La risposta della star mette in moto gli intestini di chi legge:
"E' un animale alquanto particolare con cui nasce un rapporto decisamente diverso rispetto a quello che puoi avere con un cane o un gatto."
Pensa se fosse un rinoceronte o un ippopotamo!
"Un serpente non è in grado di riconoscermi, di capire che io sono la sua padrona".
Però! che bella compagnia!
"Con lui, però, si riesce a stabilire un tipo di comunicazione molto intima; quando mi è vicino, riesce a percepire il mio umore e, con i movimenti del suo corpo, sa amplificare le mie emozioni. E' incredibile !"
Ho una cultura limitata. Non ho studiato abbastanza ed oggi me ne pento più dei miei peccati. Cosa avrà voluto dire o meglio cosa avrei dovuto intendere dal Pout Pourri di quelle parole? Cosa significa "comunicazione molto intima" oltre a ciò che il mio cervello flaccido e perfido ha inizialmente pensato? Come fa un rettile ad "amplificare le emozioni"? quali emozioni?
Debbo studiare. Prepararmi per un'eventuale intervista su qualsiasi argomento come, ad esempio, la pace, la guerra, l serpenti, gli ippopotami, la crisi economica, l'Inter, Vasco o Valentino Rossi, gli arabi o gli ebrei, perchè non ha importanza di che si parla ma come si risponde. E per qualsiasi domanda la mia risposta sarebbe "non è sicuramente un - animale, persona, squadra, popolo, religione - che ama gli schemi o le generalizzazioni. a prescindere dalle categorizzazioni, dagli stereotipi, dagli attributi che la società impone".
Non significa un cazzo ma vuoi mettere il figurone e la
:-(
Tuesday, March 09, 2010
BAMBINI
Sono uscito da poco da un supermercato ed avanzo a passo lento per una di quelle strade della periferia che rendono Bologna ancora più adorabile. Una strada, con un piccolo marciapiede a contatto con dei giardinetti: vuoti proprio per il freddo.
Dal senso opposto vedo giungere una giovane donna con una busta in mano che spinge una carrozzina con un bambino di qualche anno affogato all'interno di un piumino con cappuccio. Un piccolo "Michelin" rosso che riusciva appena a girare la testa. E girava la testa verso il fratello alla sua destra, un bel bimbetto di circa cinque anni.
Questi aveva alla vita un cinturone con una fondina tipo Old West ed in mano una pistola giocattolo, a tamburo, che puntava dritta contro il fratellino ed intimava a questi: "Altolà vecchio zeien puzzone! Sssòccia! Mi volevi colpire con la tua frezzia avvelenata e mò io ti uzzido". Clich! Clich! Clich!
Bellissimo! Ma riusciresti mai ad immaginare un cowboy che parli con un forte accento bolognese? E se fosse vero riuscirebbe mai quel cowboy ad uccidere? Assolutamente no, credo.
Piove ancora e dicono che continuerà a piovere per tutta la settimana.
Sssòccia!!! Maledetta "piozzia"!
Continuo a camminare e ripetendo innumerevoli volte la frase del giovanissimo cowboy sorrido e sorrido ancora e con ciò sconfiggo quella puzzosa
Sunday, March 07, 2010
CATANIA
Un euro il prezzo del biglietto dall'aereoporto al centro città contro gli undici di Roma, i sette di Milano e i sei di Bologna ad esempio. Mica poca la differenza!
L'autobus all'improvviso, nervosamente, sposta a destra. Si ferma. "Giovanottoooo! Lei av'arrivari in via Bolano?" grida un omone poco più che cinquantenne, di circa un quintale, l'autista. Accenno un si con la testa. Con la mano mi fa cenno di aspettare e di avere fiducia in lui.
Come una sentenza della Cassazione quell'invito viene anche condiviso dal resto dei passeggeri che con sorrisi e cenni del capo condividono la decisione dell'autista.
Saluto con un cenno del capo anche al signore che pregava rivolto al tetto del bus che mi risponde come infastidito con un "Uummh!" ed un cenno della mano.
La mano di Pippo l'autista mi indica la sede della società.
Un cenno del capo ed un sorriso privo di qualche premolare è la risposta al mio "Grazie".
Non posso fare a meno di notare che dove sono sceso non c'è fermata del bus e che l'ingresso alla società è troppo stretto altrimenti Pippo sarebbe entrato con il bus sino alla porta.