Friday, August 13, 2010

GENERAZIONE AL PLASMON


Quando vado a casa dei miei mi piace stare qualche minuto solo nella stanza che continua ad essere mia e rovistare fra le mie cose. Ogni oggetto continua a trovarsi nello stesso posto dove l'ho lasciato e anche se non ha alcun valore commerciale è per me importante. I ricordi riaffiorano sempre con dolcezza. Quest'anello in argento mi fu donato da una mia amica a cui volevo un bene più grande dell'amicizia e che non ebbi mai il coraggio di confessare. Questo giornalino invece lo ricevetti in dono da un mio compagno di classe prima di trasferirsi presso un'altra città.

Non mi piacciono i ricordi. Mi fanno stare male. I ricordi ti gridano quanto tempo della tua vita è trascorso e quanto inutilmente. Ti urlano quello che avresti potuto essere, chi eri e chi realmente sei diventato e sei. Adesso non puoi più farci niente anche se credi che potresti far qualcosa. Non è bello vivere dei ricordi e non è bello averne.

Ma da dentro un cassetto dello stesso mobile ecco che intravedo qualcosa
di nuovo; una foto della quarta classe elementare da me frequentata presso l'Istituto Salesiani della mia città. 23 bambini dentro un'aula, posti su tre righe, i più alti dietro ed i più bassi seduti o in ginocchio, tutti con un grembiulino nero, con lo stesso collettino bianco e con lo stesso fiocco grigio per i maschietti e grigio chiaro per le femminucce. A dire il vero i fiocchi erano blu e rosa ma la foto è in bianco e nero e quelle tonalità di grigio della foto conferiscono più uniformità.

Che strano, riesco a ricordare i miei compagni anche se non proprio i nomi di tutti. C'era Grattacielo, uno spilungone, il primo in alto a sinistra, e davanti a lui Ciccio, un ragazzotto grasso a cui la classe aveva dato proprio quel nome. Nel mezzo sorrideva Andrea e le suo orecchie a sventola guadagnavano una gran parte della carta della foto stessa. In prima fila sorrideva Giovanni a cui la poliomielite aveva dato un forte schiaffo del quale portava le conseguenze. Maria era la più piccola di statura e vicino a lei stava seduto Pierino con un occhio perennemente socchiuso per nascondere il suo strabismo di cui si vergognava. Dentone si chiamava così per una sua specialità immaginabile mentre l'Abissino prendeva il nomignolo più per i capelli crespi che per il colore della sua pelle scura tutto il contrario del Tedesco di un pallore cadaverico e dai capelli lisci e biondi.

Per una assurda coincidenza o casualità mi è capitato qualche giorno prima vedere una analoga foto di classe del figlio di un mio amico, La foto era a colori ed i vestiti dei bambini la rendevano ancora più colorata. Non si usano più i grembiulini e men che meno i fiocchi al collo. Alcuni dicono che ricordano troppo il truce ventennio fatto di uniformi e disciplina.
Tutto quei bambini sorridevano al fotografo mettendo in mostra, quasi tutti, un bell'apparecchio ortodontico. Tutti uguali, tutti belli, con piccole e trascurabili sfumature.

E' la nuova generazione tirata su con omogeneizzati e preparati alimentari per l'infanzia.
E' la nuova generazione che scoppia di salute, ipervaccinata contro tutto e a copertura antibiotica per tutto. Penso che dove non riesce il grembiulino ed il fiocco ci pensa Plasmon a rendere uniformi i bambini ma questa è una mia opinione personale come mia rimane la


NAUSEA
:-(


3 comments:

Anonymous said...

Quello che dici è vero solo a metà.

I bambini possono sembrare più "sani" e "uguali" ma in realtà nulla è cambiato.
Hanno tutti caratteristiche diverse...ci sono i belli e i brutti,i magri e i grassi ...e la NAUSEA non c'è

alfaomega60 said...

Ma certo che i bambini sono come quelli di ieri ma non uguali, credimi. Sono simili, molto simili. Ci sta sempre il grasso, il lungo, il corto e via dicendo ma con una certa differenza rispetto a quelli di una volta. Credimi.

La NAUSEA è il mio "punto" di chiusura, è un cammeo che metto alla fine di ogni post per abbellirne la struttura visiva. Una mia fissazione e nient'altro ed a volte, come probabilmente in questo post, può sembrare o, forse, essere fuoriluogo ma concedimi questo mio capriccio.

Anonymous said...

Capriccio concesso ;)