Saturday, October 05, 2013

I FALCHI E LE GALLINE


Il Mediterraneo non è più un mare ma una enorme, capiente cimitero che, ultimamente, ogni giorno riceve sempre più corpi che vengono seppelliti in queste acque senza un nome, una croce. 
Poveri disgraziati che affrontano i pericoli in forma pura non alla ricerca di un Eldorado ma per sfuggire da situazioni di fame, miseria, violenza che economie internazionali, ottuse religioni e corrotti governi locali hanno determinato per cui fuggire alla ricerca di un mondo differente da quello che si lasciano alle spalle è già di per se costituisce il meglio al peggio, la serenità alle continue preoccupazioni, il paradiso all'inferno in terra.
Ascoltavo ieri un' intervista ad un giovane etiope, credo si chiamasse Tareke, ormai da qualche anno in Italia il quale senza l'uso dei paroloni psico-cultural-social-pedagogici ha descritto la sua odissea. 

Fuggito dalla sua nazione a causa delle misere condizioni di vita e dalla ottusa politica locale si diresse, con mezzi di fortuna e con passaggi su mezzi condotti non proprio da samaritani nè, tantomeno, buoni, verso nord-ovest per raggiungere le coste della Libia. Il suo viaggio non fu solitario ma con altri disgraziati come lui ed assieme pagarono le spese ed affrontarono il deserto. Giunti in Libia andarono alla ricerca di coloro i quali organizzano, ancora oggi, i viaggi verso la porta d'Europa. Questa canaglia, ancora oggi, dopo aver ripulito di tutti i risparmi questa umanità che cerca di fuggire si accanisce contro di loro con inutili violenze, stupri e tutto ciò che la mente più perversa riesce ad immaginare. Quindi pressati su barconi che galleggiano solo per l'intervento di qualche divinità affrontano la traversata che porterà a Lampedusa. 
Strano. 
Strano che nessuna motovedetta libica veda questo traffico. 
Strano che nessuna motovedetta tunisina, incubo dei pescatori siciliani, si accorga di questi barconi. 
Ancora più strano che le motovedette maltesi, a distanza, seguano il percorso rimanendo passivi ed anzi ostili all'eventuale richiesta di soccorso ma premurose ad indicare ai naviganti la vicina isola italiana. 
E finalmente si arriva in Italia. Tareke dice che da quando è partito sono trascorsi due anni. Due anni di umiliazioni, sofferenze, di morti.

Ma oggi sulla banchina del porto di Lampedusa si trovano 98 body-bags contenenti corpi che richiamano il caravan-serraglio fatto di giornalari, buonisti piagnoni e i sempre presenti onorevoli con il discorsetto pronto per ogni occasione fatto per lo più di "Faremo....diremo....l'Europa dovra....proporremo...."

Alla messa funebre partecipano i professionisti del dolore e in primo piano Laura Boldrini che con le lacrime degli altri ha fatto una sua carriera e tratto cospicui utili. 

Il grande cuore d'Italia allora si apre alla pietà ed accoglierà ancora di più 'sta gente senza poter dar loro nulla se non un esercito schiamazzante di inutili starnazzanti galline pronte a beccare qualche granello, in euro, per le loro prestazioni di servizio di accoglienza, baby sitter, interpreti, preti di frontiera, inutili cialtroni insomma, ma anche questi con lacrima facile e discorsetto buonista pronto per qualsiasi occasione. Ed io ho
NAUSEA
:-(