Thursday, December 13, 2007

NATALE


Giro per le strade di Milano vuote dello spasmodico traffico probabilmente più a causa dello sciopero dei camionisti e della conseguente mancanza di carburante che per l'avere aderito all'invito a non usare i propri mezzi di locomozione lanciato dalla sindaco Moratti o dagli onnipresenti vischiosi Verdi impegnati a salvare il pianeta e a fare cadere i governi.

Le solite vetrine sfavillanti e le solite luminarie di Natale anticipano la festa e mi ricordano gli impegni verso i miei amici e qualche mio nipote. I regali sono di circostanza. Un cavatappi a Marcello, una macchinetta a Piero, un utilissimo segnalibri in metallo con un pendente di pietre a Paola, un libro, che mai leggerà, a Dario e qualche altra piccola stronzata di tal genere e circa 300 euro sono volati via. Ma è Natale e poi, cribbio!, riceverò anch'io qualche regalia che mi ripagherà della spesa. O no?

Passerò le feste in famiglia. La cosa non mi dispiace ma, ammetto anche che mi brucia lo stomaco se penso che qualche giorno addietro sono andato presso una agenzia viaggi, la mia agenzia viaggi, per acquistare un pacchetto per un week end lungo a New York per Natale senza aver potuto trovare alcun posto negli aerei. Ma che fanno gli italiani? Non arrivano alla fine del mese con lo stipendio e vanno a New York per dimenticare o per distrarsi? Ma ho la risposta dai media: I viaggi sono favoriti dal cambio euro-dollaro favorevole! Ora è tutto più chiaro. Non so cosa ma è chiaro!
Ma, dicevo, girando per le strade del centro di Milano vedo a ogni angolo, ragazzi con visi allegri e treccine chiedono fondi per la lotta contro la droga, ma la loro espressione tradisce il loro nobile impegno, per un aiuto all'Emergenza Darfur anche se, credo, non sanno di che si tratti, per gli sfollati, per il popolo del Tibet, per le famiglie delle vittime sul lavoro, per il Popolo Palestinese, onnipresente, per il centro sociale vattelappesca ed altro ancora.
Un punkbestia mi si avvicina con un bicchiere di metallo e non so se mi indica i due cani randagi di grossa taglia o il suo amico ubriaco e catatonico sul bordo del marciapiedi. Mi chiede una mancia. Lo allontano da me. Indietreggia in modo istabile e passa ad un altro passante che fa la stessa cosa.
In perfetto clima pre-natalizio, non credo a me stesso, ma ho visto, anche se per un flash, il Dalai Lama, premio Nobel per la pace, l'uomo più innocuo, più pio e gentile del mondo intero. Una divinità per moltissimi e per me un vero galantuomo. Un uomo non invitato nelle stanze del Parlamento Italiano perchè scomodo ma dove nelle stesse stanze è stato accolto ed applaudito un vero terrorista, squallido, orripilante, balbuziente: Muḥammad ʿAbd al-Raḥmān al-Raʾūf al-Qudwa al-Ḥusaynī in arte Yasser Arafat.

Non so perchè ma la mia attenzione viene attratta dalle locandine dei cinema. con i soliti films di Natale, con i soliti nauseanti De Sica, i Boldi, le bonazze dell'ultima ora e l'impegnato e cerebrale cinema italiano fatto con pochi spicci per ancor per più pochi culturali amanti del genere.

Ma è Natale e, quindi, un buon Natale a tutti. Anche agli Stefio, Cupertino e Agliana dei quali si è persa ogni traccia più di quando erano sequestrati. A Giuliana Sgrena e Daniele Mastrogiacomo impegnati nelle redazioni di qualche loro profondo articolo che, probabilmente, a nessuno fregherà più di tanto. Allo ieratico Gabriele Torsello scomparso ed accolto, spero, tra le braccia di Allah. E alle vispette Terese che, tra una sportina di immondizie e qualcos'altro di utile per le loro remunerose comunità, risponderanno al mio augurio.
:-)

Tuesday, December 11, 2007

DANNI COLLATERALI

L'Iraq come l'Afghanistan: o velo o morte
Per le squinziette e bacchettoni nullafacenti cultori del sacro suolo dell'Islam provo a riportare integralmente quanto oggi apparso su http://www.lastampa.it/ - angolo dei giornalisti, Carla RESCHIA. So, a priori, che l'autrice dell'articolo non "ha capito nulla di ciò che rappresenta la religione" e che "l'interpretazione che l'Occidente vuol dare di essa è offensiva per tutto il popolo musulmano" ma A ME MI PIACE come spero che piaccia ad altri.

Minacciate le studentesse cristiane, che non lo portano. Già 40 donne sono state uccise dalla "polizia religiosa"

O il velo o la vita. Tra i mille orrori del libero Iraq c'è anche la definitiva eclisse della tolleranza religiosa. Ne stanno facendo le spese soprattutto i cristiani, un tempo solida e rispettata minoranza, oggi perseguitati in fuga all'estero, non appena possibile.

L'ultimo episodio, ne riferisce il Sunday Times, è una bruttissima storia di minacce e ricatti nei confronti delle poche studentesse cristiane rimaste all'università di Bassora.Nel sud dell'Iraq gli sciiti sono stati a lungo una maggioranza priva di potere e vessata, essendo il governo in mano al sunnita Saddam Hussein e al suo clan.

Oggi, sono una comunità religiosa divisa e rissosa, sempre più attratta dall'ideologia fanatica, dai metodi, e dal denaro, del confinante Iran, pure sciita.Ecco allora che una delle tante milizie sciite che si sono autoincaricate di vigilare sulla pubblica moralità, ha preso a pattugliare l'università di Bassora, in cerca di teste femminili scoperte.

Un giorno, mentre si trovava con altre ragazze, Zina, una studentessa cristiana, è stata avvicinata da miliziani sciiti noti nella zona, che le hanno detto: «Ieri vi abbiamo chiesto di indossare il velo, perché siete venute senza coprire i capelli?».

A quel punto, racconta Zina all'inviato del giornale, «il terrore ha invaso i nostri cuori. Avevamo spiegato il motivo per il quale non indossavamo il velo, essendo noi cristiane, ma loro ci hanno risposto che potevamo fare quello che volevano fuori del campus universitario, ma non al suo interno». Le minacce sembrano piuttosto concrete.

Secondo la sicurezza irachena negli ultimi cinque mesi almeno 40 donne sono state uccise dai miliziani sciiti perché non volevano indossare il velo. Alcune di loro insieme ai loro figli. Ma non bisogna trarre conclusioni affrettate sulla misoginia degli integralisti islamici. Sono stati ugualmente minacciati studenti maschi, con l'unica colpa di essere sunniti.

Secondo uno di loro, Ahmad, 19 anni, nel campus universitario di Bassora esisterebbe una «polizia religiosa», composto da simpatizzanti del regime iraniano, che controlla il comportamento dei ragazzi, intervendo in modo brutale quando vede uomini e donne insieme, imponendo ai maschi di portare la barba lunga e i capelli corti e controllando che sui telefonini degli studenti non ci siano musiche o video contrari alla morale islamica. Vi ricordate i taleban?

NAUSEANTE
:-(

Monday, December 10, 2007

IL LAVORO RILASSA E DISTENDE


I fatti di cronaca italiani si succedono con una rapidità tale che è difficile poterli seguire. A dire il vero non è che questi avvenimenti possano interessarmi più di tanto e, in qualche caso, della cosa nu me fila de pezza e se penso che Bruno Vespa per i prossimi mesi, speriamo, o anni, ho gli incubi, ci tormenterà con i RIS di Parma, i plastici del teatro del crimine e i soloni della Criminologia e del Diritto, già mi sento male adesso.


Ma non è di questi che voglio scrivere ma di come questi avvenimenti vengono proprio scritti ad opera di pennivendoli e scarbocchianti giornalai nazionali.


La notizia che oggi occupa i video e le pagine dei media è l'incendio alla fabbrica torinese ThyssenKrupp.

Giorno 6 dicembre, data del fattaccio, il giornale nazionale per eccellenza. Il Corriere della Sera, scriveva: "Torino, incendio in acciaieria: due morti. In fiamme nella notte un reparto della ThyssenKrupp. Nove operai feriti, cinque sono ustionati"

Giorno 7 dicembre, esattamente un giorno dopo, l'altro giornale nazionale per eccellenza , La Repubblica, ci angosciava con "Torino, incendio alle acciaierie. E' strage: morti altri tre operai"


Massimo rispetto e cordoglio per quella povera gente deceduta per il lavoro e sul posto di lavoro per poco più di un migliaio di euro al mese. Non è mia intenzione fare del sarcasmo sul fatto grave in se ma per come questo viene gestito dai famigerati media.


Quale è l'unità per misurare la morte? un morto = incidente, due morti = fatto grave, 4 morti = strage? E per essere strage occorrono anche i feriti? Bastano quelli lievi? oppure occorrono i feriti gravi, in coma irreversibile?


Spero e prego che i feriti delle acciaierie della ThyssenKrupp di Torino guariscano al più presto ma, mi chiedo, se dovesse spegnersi qualche altro operaio sarebbe opportuno parlare di genocidio?


NAUSEANTE

:-(