Anna è la mamma di un mio amico ma è come se fosse la mia. Anzi non è mia mamma ma è una mia amica perchè con gli amici si può discutere e comportarsi come con la propria madre non potresti fare.
Sempre attenta alle esigenze degli ospiti e, a volte, ossessivamente attenta a non far mancare un sorriso, una carezza ed un consiglio garbato e, perchè no, anche un rimprovero.
La conosco da sempre e per sempre la vorrò conoscere, le vorrò bene ed averla vicino.
"Buongiorno signora Anna. Come va?" è il mio saluto. "Ciao! Bene! Non proprio bene: benino ... quasi malaccio!" è la sua risposta che mi turba e mi preoccupa. "Che è successo? - chiedo - stai male?" "No no no! ci mancherebbe anche questa. E' che ... scusami, ma non mi va di parlarne!"
Prende da un pacchetto una sigaretta, la sta per accendere dalla parte del filtro, la rigira tra le mani ancora spenta e la ripone nel pacchetto.
"Vuoi un caffe.?" chiede con un sorriso falso come una moneta da tre euro. "Ma si! Così ci calmiamo un pochino! Che ne dici? Mi fai compagnia?" "Ma certo" dice lei e subito dopo porta a tavola una caffettiera e due tazze.
Vuole parlare, lo sento, vuole gridare e sbattere i pugni sul tavolo o in faccia a qualcuno, ha bisogno di dire quel che le rovina lo stomaco. "Che succede?" le chiedo con un tono più energico. "Marina. La mia disgrazia si chiama Marina. Non doveva farmi questo!".
Marina è la figlia venticinquenne, carina, studentessa e lavoratrice, per non pesare sulla famiglia. Una brava ragazza! Un carattere dolce e spigoloso al tempo stesso.
"Perchè disgrazia, cosa ha combinato?"
"Ha un ragazzo!" dice lei "un bravo ragazzo, nulla da dire, serio, simpatico. Ha una laurea e conosce anche tre lingue. Ma ..."
"Vabbè! Ma ti devi pure convincere che Marina ha 25 anni e doveva pur succedere!" accenno in risposta. "No, no. Non puoi capire! Lui è uno straniero, è un senegalese, o liberiano o avoriano non so meglio dire. Per me sono tutti gli stessi". "Cioè? ... Nero?" dico io.
China il capo a far intendere un si ma aggiunge anche un sospiro profondo, agitato e muove le mani come a voler aggiungere qualcosa che non vuole uscirle dagli intestini e le si blocca in petto.
"Ma dai! Su! Non sarà mica Barbablu o che so io! Credo che sarà anche un giovane simpatico conoscendo il carattere di tua figlia. Suvvia! Non è mica l'uomo nero? " e mi accorgo solo dopo averla detta di aver commesso una terribbile gaffe che, per fortuna, viene accolta con un sorriso da Anna.
"Chissà! A me questa storia non piace!" dice lei. "Ma già lo conosci?" chiedo.
"No no no, ma vorrei anche conoscerlo e parlargli. Per vedere che pasta d'uomo è. Ed inoltre ... lasciamo perdere và!"
"Lasciamo perdere cosa?" chiedo ancora.
"Mi sembra che sia anche ... anche!!!"
"Anche?" allungando la sua risposta.
"Musulmano! Non praticante, non fondamentalista ma musulmano. Ecco! E te l'ho detta tutta!" e finalmente respira profondamente come a volere saziare una fame d'aria.
"Beh! effettivamente! avere un tizio per casa che, ... per cinque volte al giorno, ... si stende per terra e ti mostra .... il culo in preghiera non è, ... come dire, proprio il massimo ma ... !!!" Non so cos'altro aggiungere ma sembra che quella mia espressione abbia allietato ancor più Anna che scoppia a ridere.
Abbiamo finito di bere la prima tazzina di caffè ma ne abbiamo bisogno di un'altra e questa volta corretta con della grappa. Molta grappa. "Allah akbar!" è il mio latrato alzando la tazzina. "Prosit!" risponde Anna sorridendo ancora.
Abbiamo la stessa sensazione, la stessa
Sempre attenta alle esigenze degli ospiti e, a volte, ossessivamente attenta a non far mancare un sorriso, una carezza ed un consiglio garbato e, perchè no, anche un rimprovero.
La conosco da sempre e per sempre la vorrò conoscere, le vorrò bene ed averla vicino.
"Buongiorno signora Anna. Come va?" è il mio saluto. "Ciao! Bene! Non proprio bene: benino ... quasi malaccio!" è la sua risposta che mi turba e mi preoccupa. "Che è successo? - chiedo - stai male?" "No no no! ci mancherebbe anche questa. E' che ... scusami, ma non mi va di parlarne!"
Prende da un pacchetto una sigaretta, la sta per accendere dalla parte del filtro, la rigira tra le mani ancora spenta e la ripone nel pacchetto.
"Vuoi un caffe.?" chiede con un sorriso falso come una moneta da tre euro. "Ma si! Così ci calmiamo un pochino! Che ne dici? Mi fai compagnia?" "Ma certo" dice lei e subito dopo porta a tavola una caffettiera e due tazze.
Vuole parlare, lo sento, vuole gridare e sbattere i pugni sul tavolo o in faccia a qualcuno, ha bisogno di dire quel che le rovina lo stomaco. "Che succede?" le chiedo con un tono più energico. "Marina. La mia disgrazia si chiama Marina. Non doveva farmi questo!".
Marina è la figlia venticinquenne, carina, studentessa e lavoratrice, per non pesare sulla famiglia. Una brava ragazza! Un carattere dolce e spigoloso al tempo stesso.
"Perchè disgrazia, cosa ha combinato?"
"Ha un ragazzo!" dice lei "un bravo ragazzo, nulla da dire, serio, simpatico. Ha una laurea e conosce anche tre lingue. Ma ..."
"Vabbè! Ma ti devi pure convincere che Marina ha 25 anni e doveva pur succedere!" accenno in risposta. "No, no. Non puoi capire! Lui è uno straniero, è un senegalese, o liberiano o avoriano non so meglio dire. Per me sono tutti gli stessi". "Cioè? ... Nero?" dico io.
China il capo a far intendere un si ma aggiunge anche un sospiro profondo, agitato e muove le mani come a voler aggiungere qualcosa che non vuole uscirle dagli intestini e le si blocca in petto.
"Ma dai! Su! Non sarà mica Barbablu o che so io! Credo che sarà anche un giovane simpatico conoscendo il carattere di tua figlia. Suvvia! Non è mica l'uomo nero? " e mi accorgo solo dopo averla detta di aver commesso una terribbile gaffe che, per fortuna, viene accolta con un sorriso da Anna.
"Chissà! A me questa storia non piace!" dice lei. "Ma già lo conosci?" chiedo.
"No no no, ma vorrei anche conoscerlo e parlargli. Per vedere che pasta d'uomo è. Ed inoltre ... lasciamo perdere và!"
"Lasciamo perdere cosa?" chiedo ancora.
"Mi sembra che sia anche ... anche!!!"
"Anche?" allungando la sua risposta.
"Musulmano! Non praticante, non fondamentalista ma musulmano. Ecco! E te l'ho detta tutta!" e finalmente respira profondamente come a volere saziare una fame d'aria.
"Beh! effettivamente! avere un tizio per casa che, ... per cinque volte al giorno, ... si stende per terra e ti mostra .... il culo in preghiera non è, ... come dire, proprio il massimo ma ... !!!" Non so cos'altro aggiungere ma sembra che quella mia espressione abbia allietato ancor più Anna che scoppia a ridere.
Abbiamo finito di bere la prima tazzina di caffè ma ne abbiamo bisogno di un'altra e questa volta corretta con della grappa. Molta grappa. "Allah akbar!" è il mio latrato alzando la tazzina. "Prosit!" risponde Anna sorridendo ancora.
Abbiamo la stessa sensazione, la stessa
NAUSEA
:-(
:-(
4 comments:
La NAUSEA è superflua.
Non bisogna assolutamente pensarla come la pensi tu e la tua amica.Non tutti i musulmani sono come quelli dipinti dai mass media.
Ciò che importa è che sia una persona buona e che renda felice la ragazza.
Leggere questo post mi ha fatto venire veramente Nausea:(
Giovy
Dai, su, riprenditi! un bicchiere di acqua con limone ti potrebbe essere utile.
Lo sai? La nausea, con qualche accorgimento, può anche passare ma una fede religiosa è più difficile da contrastare. E' come la carie: se va bene ti distrugge un dente.
Ho preso del bicarbonato....ma.....la nausea è ancora lì :(
Non è la fede in sè che va criticata ma l'interpretazione data da alcuni "beduini".
Il ragazzo in questione fà parte di quei beduini?
Ma certo che si!
Seguimi nel ragionamento: un uomo NON può decidere sulla propria razza e del proprio colore della pelle mentre decide e quindi ne è responsabile della religione che intende professare e seguire.
Un musulmano quindi NON è nauseante per il proprio colore della pelle ma per la religione.
Ed adesso fatti passare la nausea.
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