Per migliaia di anni, la Via della Seta, il fascio di strade che univa Pechino al Mar Mediterraneo, è stata il più importante canale di transito delle idee e dei commerci tra la Cina e il mondo occidentale.
A cavallo tra la fine del secolo scorso a l'inizio di questo, avvenne la riscoperta archeologica delle città del bacino del Tarim, che culminò nel 1906-1907 con il ritrovamento, da parte di sir Marc Aurel Stein, delle "grotte dei mille Buddha" a Mogao. In quelle nicchie scavate nell'arenaria erano raccolte le opere di tutta la Cina dotta, il più completo repertorio di manoscritti cinesi.
Stein non era estraneo all'attitudine "predatoria" degli studiosi dell'epoca, e così dispose al più presto il trasferimento del materiale, tuttora conservato al British Museum di Londra. Oggi l'operazione potrebbe sembrare un furto bello e buono, ma probabilmente Stein salvò, allora, i manoscritti dall'avidità dei funzionari del Kuomintang e, poi, dall'ossessione distruttrice della "rivoluzione culturale"o, per meglio dire in parole più comprensibili, da quella sottorazza che oggi qualcuno chiama ancora esseri umani!
Ma, forse, qualche foto rende meglio l'idea che lo scritto di mille pagine!
Quei Buddha sono stati distrutti a cannonate dagli afghani per eseguire una delle tante moralissime, correttissime, fottutissime FATWA.
:-(
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