Per tutta la giornata e sino all'imbrunire è sembrato che la città fosse stata bombardata con napalm a cui non c'era alcun modo di trovare scampo se non in qualche esercizio commerciale.
Credo che le temperature siano state di gran lunga superiori a quanto preventivato ed il saccente ed indisponente Sottocorona spero non me ne voglia.
Ma finalmente è giunta la sera, una fresca piacevole sera, e con alcuni miei amici si è deciso di andare in pizzeria, all'aperto. Niente di particolare, una pizzeria alla buona appena fuori porta. Una studentessa-cameriera ci accoglie e, dopo averci chiesto quanti eravamo, ci assegna un tavolo.
Mi accorgo sin da subito della presenza ingombrante, fastidiosa, perniciosa del "cantante", della sua attrezzatura consistente in un amplificatore, un microfono e di una console con delle basi registrate.
Lui, il cantante, un cinquantenne calvo con una voce graffiante, roca, un misto tra un Tom Waits "de li castelli" ed un Paolo Conte "de borgata", inizia a cantare ma nessuno se lo "fila di striscio". Il volume è basso, sopportabile e la conversazione con i miei amici continua indisturbata.
Mi accorgo della fine della canzone solo perchè dal tavolo alle mie spalle parte un applauso incoraggiante per altro non accolto e seguito dagli altri astanti, ma intuisco sin da subito che si tratti della "claque" che il grande srtista si è portato con se appresso.
Il cantante ringrazia e per fare cosa gradita al suo pubblico, ancora tramortito dalla calura della mattina, alza il volume della voce e degli apparati e, quindi, senza alcuna sosta incomincia a scimmiottare con testi di Paolo Conte, per l'appunto, con gli spaghetti ed il pollo di Fred Bongusto, con un improponibile De Andrè, un Celentano da avanspettacolo per poi approdare squartandolo del tutto ad un Frank Sinatra con un My Way e, come se non bastasse, Strangers in the Night ragliate in una lingua non comprensibile agli umani.
Poi, il colpo di grazia. Il karaoke. Alcuni di quelli che applaudivano si alternano vicino al cantante e mugendo o nitrendo cercano di offrire una particolare interpretazione di canzonette già di per se miserabili.
Mi accorgo che lo squallido spettacolino non mi permette di parlare con i miei amici. Chiediamo il conto ed andiamo via accompagnati da "straingers in the naaait, etchangin glangi..." dell'avvinazzato cantante. Ho
NAUSEA
:-(