Sunday, July 28, 2013

CALDO PIZZE E CANTANTI

 
Per tutta la giornata e sino all'imbrunire è sembrato che la città fosse stata bombardata con napalm a cui non c'era alcun modo di trovare scampo se non in qualche esercizio commerciale.
 
Credo che le temperature siano state di gran lunga superiori a quanto preventivato ed il saccente ed indisponente Sottocorona spero non me ne voglia.
 
Ma finalmente è giunta la sera, una fresca piacevole sera, e con alcuni miei amici si è deciso di andare in pizzeria, all'aperto. Niente di particolare, una pizzeria alla buona appena fuori porta. Una studentessa-cameriera ci accoglie e, dopo averci chiesto quanti eravamo, ci assegna un tavolo.
 
Mi accorgo sin da subito della presenza ingombrante, fastidiosa, perniciosa del "cantante", della sua attrezzatura consistente in un amplificatore, un microfono e di una console con delle basi registrate.
 
Lui, il cantante, un cinquantenne calvo con una voce graffiante, roca, un misto tra un Tom Waits "de li castelli" ed un Paolo Conte "de borgata", inizia a cantare ma nessuno se lo "fila di striscio". Il volume è basso, sopportabile e la conversazione con i miei amici continua indisturbata.
 
Mi accorgo della fine della canzone solo perchè dal tavolo alle mie spalle parte un applauso incoraggiante per altro non accolto e seguito dagli altri astanti, ma intuisco sin da subito che si tratti della "claque" che il grande srtista si è portato con se appresso.
 
Il cantante ringrazia e per fare cosa gradita al suo pubblico, ancora tramortito dalla calura della mattina, alza il volume della voce e degli apparati e, quindi, senza alcuna sosta incomincia a scimmiottare con testi di Paolo Conte, per l'appunto, con gli spaghetti ed il pollo di Fred Bongusto, con un improponibile De Andrè, un Celentano da avanspettacolo per poi approdare squartandolo del tutto ad un Frank Sinatra con un My Way e, come se non bastasse, Strangers in the Night ragliate in una lingua non comprensibile agli umani. 
 
Poi, il colpo di grazia. Il karaoke.  Alcuni di quelli che applaudivano si alternano vicino al cantante e mugendo o nitrendo cercano di offrire una particolare interpretazione di canzonette già di per se miserabili.
 
Mi accorgo che lo squallido spettacolino non mi permette di parlare con i miei amici. Chiediamo il conto ed andiamo via accompagnati da "straingers in the naaait, etchangin glangi..." dell'avvinazzato cantante. Ho
NAUSEA
:-(

Thursday, July 18, 2013

I SAPIENTI


 
Se le notizie terribili sulla disoccupazione, soprattutto quella giovanile, la povertà, quella vera, la politica fancazzista di un governicchio sempre più inutite e meschino terrorizzano il sonno degli italiani, le novità sul clima e della nascita del nuovo erede dei Windsor sembrano ancor di più preoccupare il nostro telespettatore medio.

Certo, non ritengo sia giusto sempre ascoltare le stesse notizie pessime ed gli stessi ripetitivi dibattiti dei politicanti senza alcun scrupolo nè dignità e, perciò, qualche notizia che interessa l'mmediato è da ritenere, a parer mio, normale.

Ma da noi, in Italia intendo, la normalità non è mai stata una prassi e, quindi, anche per l'inutile ed il futile, abbiamo i nostri nazionali saccenti e guai a contraddirli: se ne otterrebbe, nel migliore dei casi, una loro espressione di sufficienza, un sorrisetto schifato.
Ed ecco allora un Antonio Caprarica, che io telespettatore pago, con 137,00 euro annui di abbonamento RaiTV, quello dei completi giacca e cravatta improponibili se non proprio schifosi, che bofonchia un inglese come se avesse un uovo in bocca, che ci massacra la santa pazienza con una telecronaca preoccupata sul ritardo dell'arrivo del prossimo erede di Bachingaam palasz e sulla gioia stampata sul viso, anche se incapace di espressioni umane, di nonno Ciaaaarlsz.

Su La7, invece, un supponente Paolo Sottocorona indica un video dove scorrono delle mappe che indicano pressioni e flussi d'aria che nell'immediato futuro investiranno la nazione.

Potrebbe limitarsi a dire che pioverà o che farà bel tempo ma lui è diverso e sembra avere una missione divina da compiere.

E' terrorizzato, probabilmente paure dell'infanzia, dai temporali che si preoccupa di indicare con delle crocette rosse sulle mappe e, sempre per essere più preciso e puntuale, indica anche quelli del giorno precedente e di quello in corso. Penso che qualcuno dovrebbe dirgli che di un temporale in corso tutti siamo capaci di notarlo e quindi queste ultime notizie sono inutili.

Poi, con un gesto ampio del braccio, mostra le alte o basse pressioni che da ovest si dirigono verso est e quindi sull'Italia avendo cura di indicare in successione il Golfo di Biscaglia, del Leone, la Corsica e finalmente l'Italia.

Sull'Arco Alpino, come da prassi, piove sempre - con possibili temporali (sic!) -, clima variabile sull'Italia centrale, soleggiato al sud e sulle isole maggiori. Tutta la logorroica descrizione viene accompagnata da sorrisetti indisponenti o da odiose espressioni e mimiche facciali.

Un ospite della trasmissione parla di un Anticiclone Africano ed all'improvviso sul viso del nostro meteorologo si scolpisce una espressione supponente accompagnata da un sorriso falso come una banconota di due euro. "Non esiste un anticiclone africano ma un anticiclone delle Azzorre" recita il Sottocorona accarezzandosi le dita delle mani in modo odioso, cattivo,
NAUSEANTE
:-( 
 

Tuesday, July 02, 2013

I DITINI

Stanno li, invisibili, nascosti tra la folla, tra gli amici come tra le persone che non conosci nemmeno. 
Sono presenti, caricati come molle pronte a scattare e non importa per quale ragione e motivazione. 

Si parli pure di economia, di costume, di religione, di società o di sport non è importante ma la loro presenza occulta, come per magia o, forse, come un incubo, si manifesta di scatto, all'improvviso. 

Sono i "ditini", i moralizzatori, gli uomini di scienza e coscienza pronti a redarguire, consigliare, far comprendere, offendere perchè i ditini sanno tutto e di tutto consigliano. Una cosa non sanno assolutamente fare: chiedere. A loro non importa perchè proprio non hanno domande ma semplici, assolute certezze dovute, il più delle volte, alle loro esperienze, discutibili, minori delle tue, alla loro cultura, minore della tua ed alla loro immensità morale superlativamente superiore al tuo miserabile senso. 

"Si ma..." "Giusto, però..." Hai ragione quantunque..." . 
La verità ed il senso dei discorsi stanno appena dopo queste congiunzioni che i ditini articolano a profusione, agitano come lance puntute a cui non hai alcun scampo.

I ditini indicano e puntano anche la mia 
NAUSEA
:-)