La grassa pallavolista di una squadra di promozione, il cui nome non ricordo e ritengo non sia importante ricordare, è seduta su uno sgabello vicino al conduttore e ad altre due comparse all'interno di un piccolissimo studio televisivo privato, dai colori sgargianti e dalle luci regolate da un tecnico ubriaco.
I volti "sparano" per la mancanza assoluta di trucco e le voci si accavallano per una mancanza di regia ed una latitanza di tecnica audio.
Del resto la rete televisiva ha una copertura appena comunale se non proprio condominiale. Il segnale televisivo è scarso come è scarso il programma sportivo condotto da un "giornalista" che si agita nel porre domande sull'ultima partita alla scarsa ospite e nel frapporre interminabili e noiosi spot pubblicitari delle aziende della zona: la "pizzeria Gennaro a Marechiaro " o "Sarah abiti da sposa e cerimonia" oppure "La Clinica dell'Auto di Orazio Procopio".
Le domande alla cellulitica "campionessa" del momento sono sempre le stesse: come "è andata" la squadra? Si poteva fare di più? Cosa ci puoi dire per il futuro?
Ed idiote sono le risposte: "Stiamo vivendo un momento di grazia che, grazie all'impegno nostro e del mister, durerà ancora a lungo". "Siamo motivate ..." "Daremo il massimo...".
Del resto la rete televisiva ha una copertura appena comunale se non proprio condominiale. Il segnale televisivo è scarso come è scarso il programma sportivo condotto da un "giornalista" che si agita nel porre domande sull'ultima partita alla scarsa ospite e nel frapporre interminabili e noiosi spot pubblicitari delle aziende della zona: la "pizzeria Gennaro a Marechiaro " o "Sarah abiti da sposa e cerimonia" oppure "La Clinica dell'Auto di Orazio Procopio".
Le domande alla cellulitica "campionessa" del momento sono sempre le stesse: come "è andata" la squadra? Si poteva fare di più? Cosa ci puoi dire per il futuro?
Ed idiote sono le risposte: "Stiamo vivendo un momento di grazia che, grazie all'impegno nostro e del mister, durerà ancora a lungo". "Siamo motivate ..." "Daremo il massimo...".
Attendo con ansia la domanda che il "giornalista" porrà . Lo so! La porrà perchè è ottuso e limitato come l'intervista, come la rete televisiva "Tele International" da dove trasmette, come lo studio che dopo trenta minuti di trasmissione, a vedere i volti lucidi degli ospiti, sembra essere più un forno. Ed eccola infatti dopo circa mezz'ora di domande insulse, risposte idiote e pizzerie, macellerie, scuole guide ed altre italiche piccole imprese: "Mi devi permettere questa domanda. Cosa è per te la pallavolo?" e la coglionazza : "Per me la pallavolo è ... è ... la vita!"
"Vuoi ringraziare qualcuno in particolare?" chiede inebriato il conduttore. "Si. La mia mamma che ha creduto in me" risponde la giunonica sportiva mentre la regia tentando un primo piano degli occhi dove si intravede una lacrimuccia o una goccia di sudore che lo studio a microonde provoca, prima sbanda sulla destra inquadrando una delle due comparse che sbadiglia senza ritegno alcuno e poi ritorna sul viso della sportiva non riuscendo in alcun modo a mettere a fuoco l'immagine del soggetto.
Vorrei telefonare allo studio per chiedere alla chiappona se potesse cosa farebbe per il mondo e l'umanità ed aspetterei con ansia la risposta: "Vorrei che finissero le guerre e la fame nel mondo!" ma lo studio televisivo non ha neanche un numero di telefono e forse neanche un telefono. L'emittente è il niente assoluto ed io ho rabbia. Una rabbia che mi dà
NAUSEA
:-(
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