I fatti di cronaca italiani si succedono con una rapidità tale che è difficile poterli seguire. A dire il vero non è che questi avvenimenti possano interessarmi più di tanto e, in qualche caso, della cosa nu me fila de pezza e se penso che Bruno Vespa per i prossimi mesi, speriamo, o anni, ho gli incubi, ci tormenterà con i RIS di Parma, i plastici del teatro del crimine e i soloni della Criminologia e del Diritto, già mi sento male adesso.
Ma non è di questi che voglio scrivere ma di come questi avvenimenti vengono proprio scritti ad opera di pennivendoli e scarbocchianti giornalai nazionali.
La notizia che oggi occupa i video e le pagine dei media è l'incendio alla fabbrica torinese ThyssenKrupp.
Giorno 6 dicembre, data del fattaccio, il giornale nazionale per eccellenza. Il Corriere della Sera, scriveva: "Torino, incendio in acciaieria: due morti. In fiamme nella notte un reparto della ThyssenKrupp. Nove operai feriti, cinque sono ustionati"
Giorno 7 dicembre, esattamente un giorno dopo, l'altro giornale nazionale per eccellenza , La Repubblica, ci angosciava con "Torino, incendio alle acciaierie. E' strage: morti altri tre operai"
Massimo rispetto e cordoglio per quella povera gente deceduta per il lavoro e sul posto di lavoro per poco più di un migliaio di euro al mese. Non è mia intenzione fare del sarcasmo sul fatto grave in se ma per come questo viene gestito dai famigerati media.
Quale è l'unità per misurare la morte? un morto = incidente, due morti = fatto grave, 4 morti = strage? E per essere strage occorrono anche i feriti? Bastano quelli lievi? oppure occorrono i feriti gravi, in coma irreversibile?
Spero e prego che i feriti delle acciaierie della ThyssenKrupp di Torino guariscano al più presto ma, mi chiedo, se dovesse spegnersi qualche altro operaio sarebbe opportuno parlare di genocidio?
NAUSEANTE
:-(
1 comment:
Eh si! E' proprio il caso di parlare di GENOCIDIO!
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