Thursday, February 28, 2008

ZOMBIE

Ma che succede in Italia?
Il Governo è appena crollato miseramente, affossato dalle stesse coloratissime e strane alleanze, colpito a morte da due virus capaci di celarsi e trasformarsi quando l'ambiente non è a loro più favorevole ed idoneo e dalle 281 pagine di un programma cretino che doveva accomunare tutta l'Armata Brancaleone, che sulle TV, sia di stato che pubbliche e cioè pagate dai contribuenti con 106,00 euro annuali di abbonamento, ricompaiono le stesse facce, con le stesse amenità un po' ritoccate, un po' incipriate, sempre con nuove ricette miracolistiche per l'economia, per la famiglia, per il lavoro ed altro ancora.
La star onnipresente dei media è Bertinotti. Lo trovi ovunque e quasi sempre in seconda serata, forse perchè è chic!.
Ieri era a Matrix che, intervistato da un ridanciano Mentana, elencava i problemi dei lavoratori che non raggiungono la fine del mese - che noia! - che rischiano la vita nelle fabbriche - che barba! - che rischiano il posto di lavoro - che palle! - il tutto con una "R" moscia che sa poco di popolo ma, come dire, è così chic!
Altra star è Casini. Orfano di padre e di partito cerca sponsor e voti e quindi anche lui elenca con promesse per la famiglia - che noia! - per il lavoro - che palle!.
Meno male che c'è Berlusconi. Anche lui si fa vivo. Non un programma! Non una certezza! Ma almeno, sorridendo, promette interventi per la famiglia - che noia! - per il lavoro - che palle!.
Basta con la politica ed i politicanti!

C'è il Festival di Sanremo con una media di 9 milioni di ebeti italiani che lo seguono attaccati al video. Canzoni assurde, brutte e di una noia mortale. Cantanti stupidi che stanno al gioco del presentatore rispondendo con delle battute da suicidio. Pazzeeeeesco! Scleranteeeee! .....come dicono le italiche squinziette che riempiono le nostre città!
Mi chiedo: Ma non era meglio quando il presentatore di turno, con il suo completino da sera, si presentava sul palco e rivolgendosi ad un pubblico, venuto lì per assistere ad uno spettacolo di canzoni, leggeva da una cartella "di Tizio, Caio, Sempronio, "Amore, sole, cuore", dirige il Maestro Bombardone, canta Francesco Vattelapesca". Quindi entrava lo stronzetto che ragliava quelle quattro strofe, accompagnato da più o meno quattro note stonate ed al termine della fatica - ma guarda un po' cosa dico! -, raccoglieva gli applausi e se ne andava a fare in culo una volta per sempre?
Ed invece oggi c'è sempre lo stronzetto che raglia sempre le sue quattro strofe sempre accompagnate da quattro note stonate ma, prima di raccogliere l'applauso di un pubblico annoiato, venuto lì perchè è chic!, ed ancor prima di andarsene a fare in culo una volta per sempre deve sorbirsi e farci sorbire le battute del Pippo televisivo che, ad onor di cronaca, mai nessuno è riuscito a far ridere.
Poichè ho avuto modo di leggere quanto costa il Festival italiano agli italiani e, credetemi, la cifra è, come dire!, cospicua, a 6 zeri, non sarebbe opportuno o, forse è opportuno dire sacrosanto fare smettere questa idiozia che continuiamo a chiamare Festival della Canzone Italiana, mandare a nanna i 9 milioni di ebeti ancora attaccati al video e cacciare a calci nel culo i Pippi, i Mike, le vallette brune e more e tutto il Circo Barnum di cui stiamo parlando?
NAUSEANTE
:-(

Thursday, February 21, 2008

CREATIVITA'


B A S T A
Pausa di riflessione.
:-(

Saturday, February 02, 2008

GLI ALTRI SIAMO NOI

Non credo sia opportuno nè giusto scrivere sempre su qualcosa di brutto o fastidioso. Invece voglio narrare di una sensazione allegra anche se, tra le righe, si può anche cogliere uno stato non proprio giocoso.

Sono a Catania. La giornata è fresca ma un sole brillante illumina case, strade e persone. In via Etnea, un lungo nastro nero in pietra lavica che quasi dal mare arriva dritto dritto su, o forse dentro, l'Etna, la gente si muove, corre, aspetta l'autobus, conversa ed il tutto nel più totale "casino".
A Catania la gente non sa sussurrare. Urla. Urla nel chiedere informazioni. Urla nel darle. Urla anche nei gesti. Si agita, senza bisogno alcuno, per segnalare la loro presenza ad un autista di un pullman. Una madre impreca se al proprio bambino cade qualcosa per terra. Una ragazzina grida qualcosa al suo ragazzo che ride forte urlando. Persino i Vigili gettano l'anima dentro i loro fischietti per far muovere autovetture che sono impossibilitate a farlo a causa di un traffico ormai collassato e, nel frattempo, urlano anche loro e fanno urlare i clacson.

L'ho sempre sostenuto: l'esasperazione è parte integrante di queste genti del Sud come l'affetto o l'odio o i sapori e gli odori. Possono piacere o non piacere. Non c'è via di mezzo!
Ma, dicevo, sono a Catania. Scendo in strada dalla stanza del mio hotel in centro a via Etnea e mi accorgo che con me scende una comitiva di circa una dozzina di anziani turisti tedeschi credo, o americani. Non ha troppa importanza.

Esco dell'hotel e vengo investito da un terribile suono di una marcetta che dovrebbe essere la celebre Cucaracha. L'orchestrina è composta da una tuba, un trombone, due trombe, due piatti, un rullante ed una grancassa. Ogni componente della banda suona in modo da coprire gli altri ed il suono è assordante ed, al tempo stesso, allegro. Davanti all'orchestrina un fercolo dorato, alto circa 6-7 metri, in un esasperato stile barocco contiene 4 loggette con quattro santini all'interno sormontati da una grossa sfera adorna di fioni attorno alla quale tre putti obesi, dorati anch'essi, lievitano assicurati da un solido ferro che li collega al fercolo, sotto la sfera bandiere e luci.

Dopo una breve sosta, sei uomini, volgari nei gesti e nell'aspetto, grassi e sudati, con delle strane imbracature fatta di sacchi e robuste cinghie, ad un urlo di comando sollevano da terra quella statua, pesantissima a vedere le facce di quei cafoni, e con un passetto veloce di marcia sincronizzato si muovono in avanti per circa quaranta metri, accompagnati dallo spaventoso urlante suono dell'orchestrina.

Anche i turisti stranieri che erano scesi insieme a me vengono investiti da quell'urlo, da quella luce, da quel frastuono. Non posso fare a meno di guardarli. Sono immobili. Hanno gli occhi "a palla". Non un gesto. Non un sorriso o una smorfia di disappunto. Forse respirano appena.

I turisti, che tutto fotografano, stanno li fermi, immobili, spaventati. Non una parola tra loro, non una foto. Non credono a loro stessi e a ciò che vedono!

Non posso fare a meno di sorridere ed.....andare via!
:-)